Ho imparato l’anti-fascismo prima di tutto in famiglia, quando i miei genitori chiedevano a me e ai miei fratelli il nostro parere anche da piccoli, quando mio padre e mia madre decidevano assieme, di tutto, e facevano assieme i lavori di casa.

L’ho imparato parlando con mio nonno di quegli anni in cui lui era molto giovane, e degli anni del dopoguerra in cui, nel suo piccolo, si impegnò in politica e nella costruzione della nostra democrazia.

Ho imparato l’antifascismo negli scout: stando assieme e assieme decidendo, dividendo ruoli e responsabilità e considerandoli sempre prima di tutto un servizio per gli altri, avendo sempre un punto di riferimento donna e un punto di riferimento uomo, alla pari.

L’ho imparato camminando con sui sentieri della Val Codera, dove si erano rifugiati alcuni ragazzi scout che non avevano accettato di interrompere le attività educative dopo che erano state vietate dal regime fascista nel 1928.

Ho imparato l’antifascismo ascoltando in lacrime i racconti di don Giovanni Barbareschi, scout prete, come amava definirsi, che aveva lottato contro il fascismo, facendo gli scout e poi aiutando tante persone a scappare, pubblicando il giornale “il ribelle”, andando a benedire le salme dei martiri di piazzale Loreto, finendo in carcere e sfuggendo per un soffio alla deportazione.

L’ho imparato studiando la Costituzione, a scuola e all’università, e trovandoci dentro una enorme ricchezza di valori, prospettive, aspirazioni.

Io questo ce l’ho dentro ed è molto chiaro.

Il fascismo invece è violenza, sopraffazione, razzismo, maschilismo, dittatura, disordine.

Sono le squadracce che picchiano e uccidono, Matteotti assassinato, la dittatura, la persecuzione degli oppositori, le leggi razziali, il gas ustionante sulla popolazione inerme e gli ospedali.

La differenza salta agli occhi. C’è ancora da discutere?


0 commenti

Lascia un commento

Avatar placeholder

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *